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Laura De Lorenzo vive e lavora a Roma.

Esordisce in campo artistico nei primi anni '80, presso lo Studio Gabrielli di via Margutta, con il gruppo romano “TELOS” di ispirazione costruttivista, sostenuto da Filiberto Menna, e significativamente supportato dal pittore Ermanno Leinardi. 

Più tardi prenderà parte alle iniziative culturali ed alle mostre organizzate dallo “Studio Zero” di Roma, attivo soprattutto all’estero. 

Dalla fine degli anni ‘90 prosegue individualmente la sua ricerca artistica, attraverso la sperimentazione di tecniche sempre diverse e l’impiego di materiali inusuali.

Molte delle composizioni sono realizzate con oggetti in disuso e materiali di recupero, amalgamati all’interno di contenitori dimensionati.

La sempre maggiore tridimensionalità dei quadri porta l’artista a cimentarsi anche nel campo della scultura.

Per molti anni ha svolto parallelamente le attività di architetto, di musicista jazz e di designer con il “Gruppo Grafite” di Roma.

Più di recente ha concentrato la sua attenzione esclusivamente in campo artistico, con il sostegno di critici e storici dell’arte, quali Maurizio Calvesi, Augusta Monferini, Mario Ursino, Maria Vittoria Marini Clarelli.

La sua mostra di maggiore rilevanza si è svolta presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 2005: 17 opere sotto il titolo “PITTURA E MATERIA”.

La personale “MELTIN’ POT”, tenutasi al Palazzo Chigi di Formello (RM) nel 2014, curata dalla Soprintendente alla GNAM Maria Vittoria Marini Clarelli, ha segnato l’inizio dell’uso di materie plastiche trattate ad alta temperatura, che ha dato vita a collezioni successive, ancora in via di evoluzione. Esempi significativi se ne riscontrano nella mostra CoNMEDIANTI (2015), a cura di Romina Guidelli e Roberta Cima, nella grande installazione presso il Maam museo dell'altro e dell'altrove (2015) e nella collezione permanente del Museo DIF di Formello (2016/17). 

Maurizio Calvesi

Cara Laura,

per trasferire in parole i tuoi bricolages, avevo pensato di dar voce a un dialogo tra i vari oggetti che hai assemblato, si tratta infatti di oggetti-personaggio, ciascuno dotato di una sua individualità: caratteri, caratterini e caratteracci; l’angelo che protesta per lo spazio troppo angusto in cui è stato ristretto, e il poverino è disprezzato dalla calamita promossa ad arco, gonfia di boria per il posto privilegiato che occupa contro uno sfondo di cielo;  ...  Continua

Mario Ursino

Eterogenesi e costruzione di objets trouvés. 

 

Dai Merzbau di Kurt Schwitters (1887-1948), nei quali coesistono, come è noto, dadaismo e costruttivismo (Argan, 1970), muovono certamente le opere di Laura De Lorenzo, solidamente compendiate tra pittura e scultura.

 

Gli oggetti abbandonati, dismessi dal loro funzionamento, che ella raduna e dispone in una sorta di relazione geometrica sono, come nei Merzbau di Schwitters, elementi di un rapporto costruttivo che non intende (all’opposto del dadaismo duchampiano) resuscitare l’oggetto stesso attribuendogli un particolare significato, nè tantomeno restituirgli un’altra funzione, se non quella di massa spaziale che può alludere al massimo ad una surrealtà, cui in fondo presiede una certa spinta al costruttivismo.  ... Continua

 

 

Maria Vittoria Marini Clarelli

"What we need is a great big melting pot/Big enough to take the world and all it's got", cantavano nel 1969 i Blue Mink, il gruppo pop che aveva portato nella hit parade britannica l'utopia del crogiolo delle razze, come dichiarano gli ultimi due versi dello stesso ritornello: " And keep it stirring for a hundred years or more/And turn out coffee colored people by the score". 

ll meltin’ pot evocato da Laura De Lorenzo nel titolo di questa mostra non è, però, tanto il  meticciato, l’ibridazione,  quanto piuttosto il coacervo di identità già fuse ma non ancora confuse. Nelle sue plastiche policrome, infatti, i colori sopravvivono  distinti, anche se le loro componenti materiche sono ormai divenute solidali al punto da non potersi più separare. E' come la materia fosse debordata dal paiolo di una strega distratta, solidificandosi prima del compimento del processo magmatico.   ... Continua

 

 

Franco Rotella

Assemblaggi  che sanno di provvisorietà, di un incontro promiscuo tra forma  e colore; materia che si unisce a materia per entrare, avvolgere, soffocare l'altro; il nostro è un mondo che vive per caso, dove tutto è il contrario di tutto, dove il concetto di amore si incontra con il bisogno di odio; un insieme di troppo e di niente legato in modo informe per conservare l'impronta di un'ultima parvenza di umano. 

Da forma nasce forma pensata per  entrare nell'altra, per unirla, sottrarla, avvolgerla in una violenza composta che anticipa il caos, in un percorso perverso, che conserva l'ignoto.  ... Continua

 

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